La visione insolita del corpo maschile è la protagonista dell’arte di Francesco Paolo Gassi, che con il suo occhio focalizzato sull’imperfezione analizza e fotografa in maniera ossessiva.
Francesco Paolo Gassi è un artista pugliese dove nella sua terra sviluppa la sua ricerca verso nuove forme e nuovi concetti artistici da esprimere. Peli, imperfezioni della pelle come rossori, screpolature sono per Francesco simboli di unicità che rendono un corpo più interessante e stimolante per il suo processo creativo. Il corpo maschile per lui ha un importanza che va oltre l’estetica del bello o del brutto ma che sfocia molto più interamente, nell’anima del soggetto che sa posando e che gli sta donando la sua verità, la sua storia.
Cosa rappresenta per te il corpo?
Il corpo rappresenta il centro dell’identità e della volontà, un mezzo per percepire sé stessi e gli altri. Nella mia produzione artistica, mi concentro sul corpo maschile, abbracciando la sua autenticità e le sue imperfezioni. Voglio sfidare il dominante “Male Gaze” e rinegoziare l’identità attraverso corpi veri, liberandoli dalle sovrastrutture sociali e dai condizionamenti.
Quando hai iniziato a fotografare?
Ho iniziato a fotografare nel 2012, focalizzandomi sulla creazione di contenuti per Instagram. Da allora, la fotografia è diventata il mio principale mezzo espressivo come artista.
Nelle tue fotografie vediamo close up di parti del corpo che spesso non sono valorizzati da altri artisti, come mai questa scelta? Che importanza ha per te l’imperfezione?
Sono ossessionato dalle textures, dai piccoli dettagli che sfuggono all’occhio normale. Credo che ogni parte del corpo abbia un valore intrinseco e racconti una storia unica.
L’imperfezione è parte integrante di questa storia e la considero preziosa perché rivela episodi nascosti e la bellezza autentica dell’individuo.
Così cerco di offrire una prospettiva nuova e stimolante, mettendo in risalto dettagli spesso trascurati e invitando gli spettatori a riconsiderare la loro percezione del corpo.
Ci spieghi un po’ il tuo processo di creazione? Come avviene la scelta dei corpi da fotografare?
Nel mio studio, trovo ispirazione in una vasta bibliografia che mi guida in ogni lavoro. Per questo progetto, ho anche tratto ispirazione dalle mie esperienze personali e dalle storie dei miei amici del paese. Non conduco una ricerca accurata, ma seleziono i soggetti tra le persone che conosco o che mi contattano attraverso i canali social. In generale, cerco individui disposti a condividere la propria storia e a esplorare la propria identità attraverso la fotografia.
È fondamentale creare un ambiente di fiducia e cerco di comprendere la loro visione e la loro relazione con il proprio corpo.
Ogni scatto rappresenta per me la perfetta fusione tra la storia del soggetto e la mia visione artistica.
Quanto di te stesso c’è nelle foto che scatti?
Ci sono io al 100% in ogni fotografia. Gran parte del lavoro porta alla luce i ricordi e i desideri nascosti del periodo precedente al coming out. ‘Bodies’ è un tentativo di ricostruire, attraverso piccoli frammenti, la mia vita.
Cos’è per te la libertà? Ti senti libero?
Facendo riferimento a questo progetto, la libertà per me, come artista, è un’esperienza di emancipazione dall’oppressione delle convenzioni sociali, delle aspettative altrui e dei limiti auto imposti. Sono libero, e mi sento tale quando la mia creatività fluisce senza limiti e a guidarmi è unicamente la passione.